mercoledì 16 dicembre 2015

Laurea in Economia Internazionale con Indirizzo Immobiliare



Ne ho parlato con Pasquale Pennisi, consigliere Fimaa, che in collaborazione con la Link Campus University di Roma, ha dato vita al progetto.

Non una novità in assoluto giacché negli anni scorsi un progetto simile era stato già presentato sia dall’università di Roma “Tor Vergata”, sia dalla Fiaip in collaborazione con l’università di Bari.

La peculiarità di questo progetto, che in realtà non è più un progetto poiché ha già riempito la prima sessione, che partirà da Gennaio 2016, è l’utilizzo di nuove tecnologie per la formazione on line attraverso webinar, e-learning e tutorial, che riducono al minimo indispensabile l’obbligo di frequenza, rendendolo in concreto un progetto a valenza nazionale.

La Laurea è riconosciuta con “Indirizzo Immobiliare” ed ha una durata di 3 anni.


Possono accedervi tutti gli aventi diritto ad iscriversi ad un normale percorso di laurea, quindi con minimo diploma di scuola media superiore, già laureati ad altre facoltà ed a coloro che sono in fase di studio nella facoltà di Economia, per questi ultimi genererà crediti riconosciuti nel percorso intrapreso.

Nel video di seguito troverete l’intervista completa e dettagliata a Pasquale Pennisi che approfondirà sugli obiettivi, materie di studio, costi, modalità d’esame e informazioni e contatti, l’intervista contiene anche una testimonianza di Gianluca Tumbarello Agente Immobiliare già iscritto alla prima sessione di studi.
I recapiti mail e telefonici per avere maggiori informazioni sono alla fine del video.


Raffaele Racioppi

L'MLS in Italia, non è stato tutto sbagliato ma ...bisogna cambiare approccio!

Riflessioni, principalmente, autocritiche!

Sono il primo ad interrogarmi sul perché l’MLS non sia, ancora, lo standard operativo nel nostro paese e trovo coerente e costruttivo condividere qualche riflessione.

Parto dal dire, una cosa semplice, che se un processo o un’idea non passano:
Sono inadeguati al contesto,
Sono obsoleti,
Non si è trovata la giusta chiave di presentazione.

Un’ultima premessa prima di arrivare ai punti,  i cambiamenti importanti necessitano di naturali tempi di maturazione, che spesso stridono con le necessità commerciali dei produttori di servizi. Anche se oggi è tutto più veloce e dinamico,  grazie ad internet ed alle nuove tecnologie, i “tempi di assorbimento” vanno sempre messi in conto!

Sono inadeguati al contesto:
Mi viene difficile pensare che un modello improntato all’efficacia ed al l'efficienza del servizio offerto al cliente sia inadeguato.
In un momento in cui l’unica assicurazione di continuità professionale e è legata proprio alla qualificazione ed all’utilità del servizio offerto,  trovo alquanto evidente il beneficio che derivante dalla collaborazione tra professionisti finalizzato alla soddisfazione delle esigenze del consumatore.
Mi auguro che non ci siano dubbi sul fatto che quello che era utile al cliente qualche anno fa, oggi è quantomeno cambiato o ampliato.
Quindi sostengo che ancora oggi il concetto di collaborazione che aumenta la percezione di efficienza ed efficacia da parte del cliente è ancora adeguato al contesto attuale.

 Sono obsoleti:
 (bisogna valutare anche questo visto parliamo di un modello di lavoro che oramai ha oltre 100 anni di storia):
Cosa facciamo quando collaboriamo? ...ci scambiamo dati ed informazioni.
Ieri si faceva a mano, poi si è passati ad un supporto cartaceo magari utilizzando un fax, ancora dopo si è passati al computer ed ai primi  listing connessi in rete che hanno reso tutto più veloce ....sino ad  arrivare ad oggi che i dati essendo on Line ed in Rete sono ancora più facilmente accessibili anche attraverso strumenti di sharing.

Ed ecco il primo punto  sul quale volevo soffermarmi e sul quale si basa la prima parte del processo di autocritica.
Gli strumenti sono il fulcro o il mezzo???
Gli strumenti sono strumenti.
Sono facilitatori dell’attività, che aumentano l’efficienza e riducono i tempi di lavorazione.
Che essi gestionali, crm o sharing, sono attrezzi “fondamentali” senza i quali oggi lo scambio e la conoscenza  dei dati sarebbe indisponibile, inaccessibile / o obsoleta.
Mi auguro che non ci siano dubbi sul valore fondamentale che costituisca avere i dati e poterli “lavorare”
Quindi oggi mi sento di affermare che la collaborazione è più che mai attuale e che gli strumenti sono il mezzo facilitatore ma non il fulcro!

 Non si è trovata la giusta chiave per “popolarizzarlo”:
Mi chiedo:  se il tema è adeguato ed abbiamo detto che non è obsoleto e fuori tempo ( anzi oggi abbiamo anche più strumenti utilizzabili) ...perché non siamo riusciti a renderlo diffuso?

È questo secondo punto quello forse più importante su cui si basa  la mia autocritica, ed è anche quello sul quale maggiormente vorrei confrontarmi con i lettori.

Ormai da quindici anni, mi occupo di diffondere la cultura della collaborazione, collaborando a progetti o creandone altri e oggi, quando mi interrogo, mi balza sempre più agli occhi un grossolano errore che ho commesso in questi anni (passatemi il termine perché forse errore non è la parola giusta, ci potrebbe stare incoerenza o qualcosa altro).

Benché avessi sempre sostenuto che la collaborazione o l’MLS, fossero un metodo di lavoro e non uno strumento sono sempre partito dallo strumento.
Solo ultimamente mi sono avvicinato all’ottica già un po' più ampia che svincolava dal singolo strumento, iniziando a parlare di aggregazione di strumenti ma...
arrivò al punto:
Un modello professionale comprende tante cose :
·      “visione” del servizio (da evolvere continuamente, per poter rimanere competitivo),
·      “strumenti” e tecnologie (sempre in evoluzione),
·       “Etica Professionale” (in costante aggiornamento)

In merito all’etica professionale Immagino cosa stiate pensando, (perché è quello che dicevo e pensavo anch’io ) ...il mio gestionale o il mio MLS o altri ha già  un codice Deontologico al quale fare riferimento.

In realtà, spesso il riferimento è indirizzato a qualcosa già datato o non specifico per il mondo della collaborazione non fosse altro perché i riferimenti giuridici a cui, naturalmente, fanno riferimento sono quelli della mediazione e della 39/89 che già di suo non è proprio “approfondita” in termini di pluralità di mediatori

Nei paesi dove la collaborazione è ampiamente diffusa ed è lo standard operativo, non è lo strumento ad essere “monopolizzante” ma il Codice Etico.

Ed è per questo che con Luca Gramaccioni ed Antonello Malgieri, che masticano le lingue molto meglio di me e con i quali sto condividendo il progetto CRS, ci siamo presi la briga di tradurre ed italianizzare il “Code of Ethics” della NAR Americana.
In America NAR & Realtor costruiscono tutto il processo intorno al Codice Etico, aggiornandolo costantemente, ne esce una nuova versione ogni anno corredata a sostegno da nuove casistiche e aggiornamenti formativi.

Bisogna poi fare attenzione a non  confondere le “Regole di un Mls” con il “Codice Etico” ed i suoi Standard Operativi (Standard of Practice) perchè:
  • mentre  le regole di un MLS forniscono le istruzioni per utilizzarlo con  i limiti imposti dalle procedure utilizzate per lo scambio e l'utilizzo di dati (MLS Handbook di Nar sono 168 pagine!), 
  • nel Codice Etico l'unico limite sono i propri comportamenti: o vuoi aderire oppure no. Non c'è nessuno che ti blocca, ci sei solo tu. Dovrebbe illustrare i comportamenti cui l'agente immobiliare deve attenersi, in generale nell'ordinario svolgersi delle sue funzioni e sui comportamenti che incidono sull'operatività quotidiana, sul come le informazioni vengono prese o fornite  ai clienti, sulle scelte di rappresentare o meno le parti in gioco e così via. 
Quindi:
  • Le Regole MLS "potranno essere" proprietarie e "diverse" per ogni MLS,
  • Il Codice Etico, altresì, dovrebbe essere Unico, Istituzionale, Condiviso. (sarebbe ad esempio auspicabile nel nostro paese che fosse oggetto di Consulta Interassociativa)  illustra i comportamenti cui deve attenersi, in generale,  un agente immobiliare  nell'ordinario svolgersi delle sue funzioni e questi comportamenti incidono sull'operatività quotidiana, sul come le informazioni vengono prese o fornite  ai clienti, sulle scelte di rappresentare o meno le parti in gioco e così via. Ne consegue che se fai parte di un’Associazione (o di una di quelle rappresentate nella Consulta Interassociativa che potrebbe rappresentare la nostra versione della NAR) che adotta uno specifico  Codice Etico, ti obblighi quindi a condividere alcuni specifici principi operativi. 
Una buona idea, a mio parere, è cominciare a prendere confidenza con un modello consolidato e notoriamente molto  funzionale.
Perché partire da un modello straniero?
Perché contiene un’esperienza centenaria basata su casistiche consolidate e assolutamente  attuali, pratiche e legate al mercato reale.
Certo, la relativa giurisprudenza, le regole e la cultura sono diverse (da qui la necessità della nostra italianizzazione)  e proprio per questo  dovremmo  utilizzarlo come base di partenza da cui prendere stimoli e spunti senza la necessità di doverlo per forza  copiare ma continuando a contestualizzarlo al nostro mercato ed alla nostra realtà.

Tutti insieme.

Raffaele Racioppi